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    È bene piantare qualsiasi specie di albero nelle città?

     

    È bene piantare qualsiasi specie di albero nelle città?

    Piantare alberi in ambito urbano è una buona pratica molto utile per migliorare la qualità della vita delle città.

    Molti sono infatti i vantaggi e i benefici del verde urbano. Grazie all’ombreggiamento, soprattutto nei periodi estivi, alberi e piante abbassano le temperature locali, perché rinfrescano l’aria circostante con l’evaporazione, a vantaggio di pedoni e palazzi limitrofi. Gli effetti possono essere piuttosto intensi, con circa 6-7 gradi in meno rispetto alle zone cementificate.

    Alle piante si deve anche l’intercettazione delle piogge, che sempre più spesso si traducono in eventi estremi. Un singolo albero può trattenere fino a 3.000 litri di acqua ogni anno, permettendole un deflusso più graduale e l’infiltrazione nel terreno sottostante, diminuendo il dilavamento ed evitando le devastanti alluvioni improvvise e pericolose.

    È noto inoltre il ruolo della vegetazione contro l’inquinamento atmosferico: le foglie assorbono CO2 e producono ossigeno, ma trattengono anche il particolato sottile e altri inquinanti dannosi per il nostro apparato respiratorio.

    Questi e altri benefici forniti gratuitamente dal mondo vegetale vengono definiti “servizi ecosistemici”, derivanti da proprietà collettive ed emergenti di un ecosistema. Più questo è grande e complesso, maggiore sarà la funzionalità dei servizi erogati.

    La presenza del verde migliora la qualità della vita offrendo anche spazi di socialità così importanti nel tessuto urbano, così aumentando anche il valore degli immobili, come dimostrano appartamenti vicini ai parchi che spuntano valori di mercato molto più elevati.

     

    Tuttavia, occorre prestare attenzione a quali specie si intendono utilizzare. La vera questione è “piantare cosa, piantare dove e piantare come” (ovvero, piantare l’albero giusto al posto giusto).

    Sebbene in città possano essere utilizzate specie non autoctone ma importanti per determinati aspetti legati ad esempio alla capacità di ripulire l’aria e di assorbire la CO2 (in Italia, ad esempio, il Ginkgo biloba è tra le specie segnalate dall’Istituto di Biometeorologia del CNR di Bologna come più utili in questo senso) altre, sempre aliene ma invasive, possono invece procurare danni più che benefici.

    Pensiamo ad esempio alla specie Ailanthus altissima che determina con il suo sviluppo incontrollato inquinamento floristico, perdita di biodiversità, danni estetici, pericolo sanitario (allergie che causano asma e dermatiti), danni economici per danneggiamenti dovuti allo sviluppo radicale che ha conseguenze anche sul patrimonio storico e archeologico.

    Inoltre, non è sufficiente piantare alberi, ma in ambiente urbano è necessario anche dedicare attenzione alle cure che richiedono, la pulizia del fogliame prodotto soprattutto dalle caducifoglie, la corretta manutenzione e potatura delle piante.

    È importante quindi che il verde urbano sia progettato e mantenuto secondo criteri biologici ed ecologici, e non solo estetici. Il verde deve essere un elemento strutturale a pieno titolo, non (più) la nota decorativa da inserire alla fine dei progetti. Decidere dove progettare strutture verdi è un passaggio critico, che deve tenere in considerazione anche l’equa accessibilità da parte dei cittadini, in centro come nelle periferie.

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