L’eolico offshore è una soluzione per la transizione energetica?
La produzione e il consumo di energia è la voce che più pesa su inquinamento e riscaldamento globale: rappresenta infatti il 75% delle emissioni di gas serra in Europa. Per ridurre questa voce e rispettare quindi gli obiettivi di riduzione per far fronte alla crisi climatica in atto tra le fonti energetiche con il maggior potenziale sicuramente c’è l’eolico.
Cos’è l’energia eolica?
L’energia eolica è quella prodotta attraverso le masse di aria, il vento, che si muovono in modo più o meno costante sul nostro Pianeta. L’energia cinetica del vento viene trasformata in energia meccanica, facendo muovere le pale che a loro volta muovono il rotore contenuto nella navicella dell’aerogeneratore, ovvero la “testa” dell’impianto, trasformando il movimento in energia elettrica.
Questa fonte di energia presenta una serie di vantaggi:
- zero emissioni di CO2 nel processo di produzione dell’energia;
- minore costo dell’energia prodotta;
- facile repowering e/o smontaggio dell’impianto a fine vita;
- grande potenziale occupazionale del settore.
Tra i temi che spesso vengono sollevati come obiezione a questa (ma non solo) fonte di energia pulita, c’è la sostenibilità produttiva delle tecnologie e lo smaltimento a fine vita. Per l’eolico, l’energy payback time (EPBT – ovvero il tempo necessario a raggiungere il pareggio tra energia spesa per le fasi di estrazione, produzione, progettazione, trasporto, installazione, futuro smantellamento e riciclaggio) è stimato a 9 mesi per una turbina eolica. Inoltre, oggi gli impianti sono composte da materiali riciclabili all’80%-90%. Alcune nuove tecnologie arrivano anche al 100%.
I diversi tipi di eolico
Esistono tre tipologie di parchi eolici:
- Onshore: realizzati sulla terra ferma
- Nearshore: costruiti a mare vicino la costa
- Offshore: installati in mare aperto
Secondo il Rapporto Comunità Rinnovabili di Legambiente 2022, in Italia ci sono almeno 5.000 impianti eolici onshore, per una potenza installata pari a 11,2 GW in grado di produrre 20.619 GWh all’anno, necessari al fabbisogno di 8,2 milioni di famiglie. Questi impianti sono distribuiti principalmente nel centro-sud tra Puglia, Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria.
Esiste invece un solo impianto nearshore, inaugurato nell’aprile 2022 dopo un iter autorizzativo durato 14 anni. Si tratta dell’impianto Beleolico, a Taranto, il primo parco eolico a mare di tutto il Mediterraneo. È composto da 10 turbine per una capacità complessiva di 30 MW, in grado di assicurare una produzione di oltre 58.000 MWh, pari al fabbisogno annuo di circa 60mila persone. Nell’arco dei 25 anni di vita prevista consentirà un risparmio di circa 730.000 tonnellate di CO2
L’eolico off shore: problematiche e vantaggi
L’eolico offshore consiste in parchi e impianti costruiti in mare, lontani dalla costa. In mare aperto, e comunque più ci si allontana dalla costa, il vento è più potente e più costante, e di conseguenza anche la produzione di energia che sfrutta questa fonte. Per questi motivi la si ritiene una tecnologia pulita con ampi margini di sviluppo e importante per la determinazione del mix energetico alternativo alle fonti fossili.
Esistono due tecnologie di offshore:
- Bottom fixed: a fondamenta fisse, adatta a fondali di bassa profondità o in prossimità della costa.
- Galleggianti: le pale sono galleggianti e ancorate al fondo, e possono essere installate dove i fondali marini sono più profondi e a distanze maggiori dalla costa. È una tecnologia piuttosto recente e con grandi potenzialità di sviluppo e applicazione.
Con l’eolico offshore, soprattutto quello a tecnologia galleggiante, è possibile costruire rotori di maggiori dimensione, capaci di catturare e produrre più energia. Inoltre si può ovviare a un’altra delle grandi obiezioni contro questa fonte energetica: l’impatto paesaggistico. Infatti un impianto da 15 MW installato a 12 km dalla costa avrebbe dimensione di 1,5 cm nel campo visivo, a 28 km risulterebbe “alto” 6,4 millimetri, a 43 km sarebbe di 4,3 millimetri. Gli impianti sono poi collegati alla rete attraverso dei cavi sottomarini installati in fondo al mare, e controllati da appositi software per monitorare la produzione di energia a distanza.
Anche gli impatti sull’ecosistema marino sono ridotti e concentrati in particolare nella fase di costruzione e installazione dell’impianto. Le pale ancorate al fondo diventano luoghi di ripopolamento per flora e fauna. Oltre al fatto che possono essere collocate in zone lontane dalle rotte migratorie degli uccelli, così come essere dotati di sensori in grado di fermare le pale all’occorrenza. Secondo studi scientifici condotti negli impianti presenti nel nord Europa, durante la fase di esercizio le piattaforme e/o le rocce intorno alle colonne fanno da substrato a microrganismi, alghe e invertebrati che attirano altre specie, che a loro volta qui trovano rifugio e hanno anche modo di nutrirsi e ripopolarsi, protette anche dall’interdizione a pesca e navigazione nelle aree del parco eolico. Tra le specie oggetto di questi studi troviamo cozze, ostriche, foche, merluzzi e cetacei.
Al momento nel Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) presentato dal Governo Italiano, si prevedono solo 900 MW di eolico offshore al 2030. Installando ogni anno almeno 8 Gigawatt di fonti rinnovabili da qui al 2030 l’Italia riuscirebbe a ridurre le proprie emissioni del 55% come previsto dagli accordi europei sul clima. A maggio 2022 erano circa 40 i progetti di eolico offshore per una potenza complessiva di 17 GW, che coprirebbero i fabbisogni energetici di circa 20milioni di famiglie, ma i tempi di approvazione dei progetti e le opposizioni sul territorio rendono rallentano notevolmente la loro attuazione.
Quali vantaggi offre un parco eolico offshore?
Un impianto offshore galleggiante (floating) è lontano dalla costa e dunque invisibile agli occhi; non necessita l’ancoraggio delle pale nel fondale marino; produce molta più energia di un parco eolico a terra e sarà in grado di fare la differenza per la transizione e l’indipendenza energetica italiana. Le turbine possono essere considerate come scogliere artificiali che costituiscono un luogo ideale per il ripopolamento ittico e la protezione della biodiversità marina. Diventeranno delle vere e proprie riserve marine.
Le catene e le ancore delle pale eoliche disturbano la fauna marina?
I sistemi di ancoraggio sono molteplici, sia in materiale sintetico, sia metallico. Qualunque sia la scelta è possibile ingegnerizzare il sistema per ridurre al minimo e prossimi allo zero gli impatti con la fauna marina. Durante tutta la fase di costruzione così come durante le operazioni, saranno installati dei sensori per rilevare il livello di eventuale disturbo sonoro per i pesci e per l’avifauna.
Le pale sono pericolose per gli uccelli, soprattutto quelli migratori?
No. Gli impianti sono generalmente realizzati fuori dalle rotte migratorie e le turbine possono essere dotate di sensori che consentiranno di fermare il movimento rotatorio delle pale in caso di rilevamento di stormi in avvicinamento. Tale sistema è in fase di installazione presso l’unico parco marino attualmente installato in Italia, a Taranto. Anche dal punto di vista cromatico si osserveranno le direttive per fare in modo che siano ben visibili dagli uccelli in avvicinamento.
Quanto dura un parco eolico offshore?
La vita media di un parco marino è di circa 25 anni. Il parco eolico è costituito principalmente con materiali recuperabili, come ad esempio l’acciaio, così da essere quasi interamente riciclati alla fine del ciclo di vita. Le ancora saranno ormai parte del fondale marino grazie al loro ruolo di ripristino dell’ecosistema marino.
Un parco eolico così immenso toglierà la sussistenza dei pescatori?
No. I parchi eolici vengono costruiti al di fuori delle rotte dedicate al trasporto e alla pesca. Lo spazio dedicato al parco eolico sarà un fermo pesca effettivo e permetterà la ricostituzione dell’ecosistema marino, depauperato da anni di metodi di pesca illegale e fortemente dannosa.
Un impianto eolico emette onde elettromagnetiche dannose per l’ambiente?
Ci sono molti parchi eolici nel mare del nord e al largo delle coste inglesi ed in tutti gli studi prodotti, anche da enti di controllo indipendenti, non si registra alcuna emissione di onde elettromagnetiche provenienti da un parco eolico.