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    “D’estate fa caldo, d’inverno fa freddo” e altre bufale sulla crisi climatica

     

    “D’estate fa caldo, d’inverno fa freddo” e altre bufale sulla crisi climatica

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    Anche in Italia l’impatto della crisi climatica è sotto gli occhi di tutti e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti. Eppure si continuano ad alimentare bufale e fake news. Facciamo un po’ di chiarezza!

    Record di caldo, piogge intense, grandinate estreme, violente trombe d’aria e alluvioni: anche in Italia l’impatto della crisi climatica è sotto gli occhi di tutti e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti.

    Nonostante ciò, soprattutto nell’ultimo periodo, sono tornate “di moda” alcune fake-news sul tema. Così tra negazionisti puri, a chi attribuisce questi fenomeni esclusivamente a cicli naturali, le persone vengono bombardate da vere e proprie bufale.

    La disinformazione avanza, nonostante è ormai assordato che anche la comunità scientifica è concorde nell’affermare non solo che la crisi climatica esiste, ma anche che gli esseri umani ne sono i principali responsabili.

    Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza!
    Anche perché non è affatto troppo tardi: siamo ancora in tempo per mitigare le emissioni di gas climalteranti e far sì che l’aumento delle temperature medie sia contenuto entro gli 1,5 °C, come previsto dagli Accordi di Parigi del 2015. Ma occorre agire in fretta.

    Il cambiamento climatico è un fenomeno naturale.

    VERO! 

    Nel corso della sua lunga storia di circa 4,5 miliardi di anni, sulla terra il clima è cambiato diverse volte. I fattori naturali che inducono a questo tipo di squilibrio sono riconducibili ad attività vulcaniche, solari, sismiche, biologiche e molte altre ancora. Ad esempio, oltre 50milioni di anni fa si è registrato un “massimo termico” che ha portato ad un aumento della temperatura di circa 5 gradi. Ma questo tipo di variazioni richiedono migliaia di anni per portare ad una modifica sensibile del clima sulla terra. 

     

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    Il cambiamento climatico è un fenomeno causato dall’uomo.

    VERO! 

    L’aumento della temperatura e l’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera hanno un’evidente correlazione temporale: sono incrementati moltissimo negli ultimi 50 anni e, più in generale, dall’inizio del secolo scorso, in maniera similare. Essendo risaputo il rapporto di causa ed effetto che lega questi due eventi, ovvero più emissioni in atmosfera di anidride carbonica, metano e altri gas climalteranti comportano un aumento della temperatura terrestre perché questo tipo di gas trattengono il calore immagazzinato dall’attività solare, non c’è dubbio che la velocità con cui si sta manifestando questo cambiamento sia dovuto alle attività di combustione antropiche di gas, petrolio e carbone, abbinato al fenomeno del disboscamento e consumo di suolo, che invece fanno diminuire la capacità di intrappolare la CO2.   

    La verità è che il cambiamento climatico esiste tanto per cause naturali quanto per cause antropiche, ma hanno una scala dei tempi molto diversa, migliaia di anni nel primo caso, decine di anni nel secondo.  

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    Il riscaldamento globale non esiste.

    FALSO! 

    L’attuale riscaldamento globale si è sviluppato negli ultimi 50 anni. Non è un caso se i dieci anni più caldi finora registrati si sono concentrati dalla fine degli anni ’90 ad oggi. Quello che sorprende rispetto ad analoghi eventi del passato (geologicamente parlando) è la portata globale – e non locale – del riscaldamento. In passato ci sono state fasi di aumento o diminuzioni delle temperature in alcune regioni climatiche simili, ma la portata globale del fenomeno che stiamo registrando oggi e la velocità con cui si sta propagando dimostra che c’è una causa comune di alterazione delle condizioni naturali che è per l’appunto l’attività dell’uomo sulla terra.   

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    I ghiacciai si ritirano, ma si tratta di cicli naturali.

    FALSO! 

    Dal Novecento – periodo dell’ultima piccola glaciazione – a oggi, abbiamo perso circa 200 ghiacciai. Le previsioni indicano come entro il 2050, cioè in poco più di 25 anni, i ghiacciai sotto i 3.500 metri di altitudine spariranno del tutto. Quanto a quelli sopra i 3. 500 metri – come il Monte Bianco o l’Adamello per esempio – il destino da qui al 2100 dipenderà dal comportamento dell’uomo, ma il rischio che entro la fine del secolo spariscano quasi del tutto è concreto. L’aumento delle temperature anche di pochi gradi comporta non solo l’arretramento dei ghiacciai, ma anche più roccia esposta; questo vuol dire meno effetto Albedo (quando c’è neve o ghiaccio, la luce del sole viene riflessa) mentre la roccia esposta, invece, assorbe il calore e riscalda anche il ghiacciaio provocando una fusione più rapida). Le misurazioni satellitari dell’estensione del ghiaccio marino artico, invece, rivelano un rapido declino negli ultimi 30 anni, in particolare alla fine della stagione di scioglimento di ogni anno. La tendenza al ribasso e la crescente differenza tra le stagioni sono in linea con le previsioni degli effetti del riscaldamento globale, mentre solo una parte dello scioglimento è dovuta a cicli naturali e climatici (Overpeck et al. 1997). L’analisi di diverse centinaia di indicatori della passata estensione del ghiaccio marino artico ci dice che le recenti perdite sembrano non avere riscontri in registrazioni che risalgono a molte migliaia di anni fa (Polyak et al. 2010). 

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    L’immissione di anidride carbonica in atmosfera non dipende dalle fonti fossili.

    FALSO 

    Ormai è certo che l’aumento di anidride carbonica è dovuto all’uso dei combustibili fossili. Infatti, in natura esistono tre tipi diversi di carbonio (gli isotopi del carbonio) con caratteristiche simili ma distinguibili tra loro, come se avessero un DNA diverso l’uno dall’altro. Le piante utilizzano prevalentemente il carbonio più leggero, il C12; il petrolio e il metano derivano da resti di organismi vegetali vissuti milioni di anni fa e hanno assimilato le caratteristiche di carbonio presenti in quelle specie vegetali (il C12 quindi). La composizione dell’anidride carbonica presente oggi nell’atmosfera ha evidenziato come ci sia uno squilibrio con una maggiore presenza del C12 rispetto agli altri isotopi del carbonio e questo è dovuto proprio all’apporto della combustione di petrolio e gas che hanno quel tipico isotopo del carbonio al loro interno.  

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    Il clima e il meteo sono la stessa cosa.

    FALSO! 

    Il clima è composto da una serie di dati ambientali (temperatura, umidità, precipitazioni, correnti etc) misurati e mediati su un lungo periodo (decenni o più) che fa da riferimento. Il meteo è quell’insieme di eventi “istantanei”, di poche ore o giorni, che va a definire le condizioni meteorologiche di una porzione dell’atmosfera in un dato territorio.  

    L’insieme degli eventi meteorologici, sul lungo periodo e per omogeneità di territorio, vanno a determinare il clima di quella porzione di territorio. 

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    Gli eventi climatici estremi non esistono.

    FALSO! 

    Gli eventi estremi legati al clima persistono più a lungo degli eventi meteorologici e coinvolgono l’intero Pianeta o grandi porzioni di esso. Gli esempi includono la siccità causata da lunghi periodi di precipitazioni al di sotto della media, lo scioglimento dei ghiacciai e le conseguenze sul livello medio dei mari e sulle correnti marine e oceaniche. 

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    Gli eventi meteorologici estremi sono dovuti al cambiamento climatico.

    FALSO!   

    Di piogge intense, grandinate o nevicate abbondanti, periodi di siccità prolungati ce ne sono stati molti nei secoli scorsi. E sempre ce ne saranno anche in futuro. Non si può infatti impedire ad un fiume di esondare o alla pioggia di cadere. Ricondurre alla correlazione diretta di ogni singolo evento meteo con il cambiamento climatico globale in corso è prematuro, anche in questo caso è il fattore “tempo” a fare da spartiacque tra i due mondi.

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    Gli eventi meteorologici estremi sono riconducibili al cambiamento climatico.

    VERO!   

    La frequenza con cui si stanno verificando questi eventi meteorologici estremi negli ultimi decenni sta indicando il trend climatico verso cui si sta andando. Non è quindi il singolo evento ad essere riconducibile al cambiamento climatico, ma è la serie storica dell’insieme degli eventi metereologici che sta definendo un cambio di clima alle diverse latitudini, longitudini e altitudini. Per questo le previsioni parlano di desertificazione dell’area più a sud del bacino mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna, ma anche di tutti i Paesi nordafricani che affacciano sul Mediterraneo) o di scioglimento dei ghiacciai sotto una certa quota.  

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    Gli scienziati non sono d'accordo sull'esistenza della crisi climatica.

    FALSO! 

    Se ne discute da anni, ma sono diversi gli studi che dimostrano che la comunità è praticamente concorde nell’affermare non solo che la crisi climatica esiste, ma anche che l’uomo ne è il principale responsabile. Basta citare lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters nel 2021 che ha analizzato oltre 88 mila studi scientifici sul tema. Il risultato non lascia spazio a dubbi: il consenso scientifico supera il 99,2 per cento; a seconda delle stime, potrebbe arrivare addirittura al 99,9 per cento. 

     

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    Ormai è troppo tardi per intervenire.

    FALSO! 

    Siamo ancora in tempo per mitigare le emissioni di gas climalteranti e far sì che l’aumento delle temperature medie sia contenuto entro gli 1,5 °C, come previsto dagli Accordi di Parigi del 2015. In ogni caso dovremmo continuare gli sforzi per mantenere comunque l’aumento entro i 2 °C, soglia entro la quale i cambiamenti climatici potranno essere contrastati, seppur non evitati, con misure di adattamento delle città e dei territori. 

     

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