Perché ci sono sempre più animali selvatici in città?
Nei mesi scorsi sono stati notati sempre più spesso esemplari di animali selvatici, in particolare cinghiali, circolare per le città. Questo fatto ha causato spesso preoccupazione tra la popolazione, ritenendo questi animali pericolosi per l’uomo. Una corretta gestione delle cause e la diffusione di comportamenti da tenere in caso di incontri con questi animali possono ridurre notevolmente il rischio di incidenti e la loro pericolosità.
Cosa spinge gli animali selvatici ad avventurarsi sempre più nelle nostre città?
Il fenomeno dell’urbanizzazione è in crescita in tutto il mondo: negli ultimi 50 anni la popolazione umana che vive nelle aree urbane è aumentata da circa 1 a 4 miliardi di persone. Le stime indicano che nel 2050 circa 7 miliardi di persone nel mondo vivranno nei centri urbani, e questo poterà nuove sfide da affrontare e la necessità di gestire meglio la coesistenza tra ambiente urbano e natura.
In Italia, parallelamente all’espansione urbana, si registra un miglioramento di buona parte della fauna terrestre e molte specie stanno aumentando in numero e diffusione. Un risultato frutto anche delle azioni di tutela sulle aree protette e di una corretta regolamentazione della caccia, ma soprattutto di mutamenti ambientali che interessano il territorio, come l’espansione delle foreste e lo spopolamento delle campagne.
Se da una parte l’espansione urbana metta a repentaglio gli habitat naturali sostituendoli o frammentandoli, dall’altra può comunque rappresentare un’opportunità per alcune specie di sfruttare nuove condizioni ambientali e risorse.
Le aree urbane presentano generalmente temperature più elevate rispetto a quelle circostanti (il cosiddetto “effetto isola di calore”), potenzialmente prolungando condizioni climatiche favorevoli alla loro vita. Le città sono luoghi sicuri dove non si esercita attività venatoria. L’aumento della produzione di rifiuti poi, spesso lasciati per lungo tempo nei cassonetti per strada o abbandonati in luoghi non adatti al loro conferimento, e la presenza di specie introdotte come piante ornamentali o l’alimentazione diretta da parte delle persone, possono aumentare la disponibilità di cibo, mentre edifici e infrastrutture possono fornire nuovi rifugi. Questi sono tutti fattori che possono attirare la presenza di animali normalmente non presenti in città.
Molti grandi centri abitati italiani si trovano in zone ad alta prossimità con gli ambienti naturali. La presenza di aree agricole, parchi urbani o periurbani e corridoi naturali intorno o verso le città non fa che fornire vie di accesso ad animali selvatici come cinghiali, tassi, istrici, martore e volpi verso i centri urbani. Le città più verdi – come Roma, il più grande comune agricolo d’Europa, che comprende corridoi verdi lungo i fumi, e grandi cunei naturali che si estendono dalle aree agricole periurbane – ci mostrano come un avvicinamento della fauna non è solo possibile ma frequente.
Quali sono i rischi della presenza di animali selvatici in città?
In molti casi la presenza nelle aree urbane di animali quali gabbiani, ratti, o ancora cinghiali e altre specie selvatiche o aliene porta a interazioni dirette che possono essere pericolose. Può provocare conflitti con le persone, danni a strutture o beni, incidenti stradali, attacchi diretti a esseri umani o ad animali domestici, o ancora conseguenze negative di scavi, razzie di rifiuti o defecazione. Fino al rischio di spill over e di nuove patologie. Con l’espansione delle città prevista per i prossimi anni, i conflitti tra umani e animali selvatici rischiano di essere sempre più frequenti e pericolosi.
Inoltre, il rilascio accidentale delle cosiddette “specie aliene” (dette anche “alloctone” o “esotiche”, ovvero specie introdotte dall’uomo, volontariamente o involontariamente, in zone al di fuori del loro areale originario) può minacciare la biodiversità locale e anche, in alcuni casi, portare rischi e nuove malattie per l’uomo.
Come gestire la loro presenza e ridurre i rischi?
Gli animali, in natura, si adattano a quello che offrono le risorse. Come detto in precedenza, uno dei motivi fondamentali che portano specie selvatiche come i cinghiali, volpi, lupi, uccelli e altre a frequentare in maniera sempre più massiccia le nostre città è rappresentato dalla disponibilità di rifiuti organici e scarti alimentari, risorse trofiche che favoriscono l’abitudine di questi animali alla presenza dell’uomo. In poche parole, quando c’è tanta disponibilità di risorse, gli animali tendono a concentrarsi dove ne trovano di più.
Ridurne il numero pensando di aumentare l’attività venatoria non è una soluzione praticabile. Aprire la caccia in prossimità o addirittura dentro i centri abitati rappresenterebbe un problema più che una soluzione, da un lato per motivi legati alla sicurezza, dall’altro per l’inefficacia della misura, dal momento che diversi studi dimostrano come l’espansione di determinate specie di ungulati, come ad esempio i cinghiali, non può essere controllata con i metodi di caccia tradizionali che non hanno alcuna efficacia nel limitarne l’accrescimento delle popolazioni. Ad esempio, l’espansione dei cinghiali, che tanto preoccupano i cittadini di molte città, è avvenuta in seguito a rilasci di esemplari proprio per motivi venatori. Effettuati dapprima con cinghiali importati dall’estero, in un secondo tempo i rilasci sono proseguiti soprattutto con soggetti prodotti in cattività in allevamenti nazionali. Tali attività di allevamento ed immissione sono state condotte in maniera non programmata e senza tener conto dei principi basilari della pianificazione faunistica e della profilassi sanitaria, portano in ultima analisi all’aumento degli esemplari e a una loro maggiore diffusione sul territorio.
Per ridurre quindi l’avventurarsi di animali selvatici e gli spiacevoli incontri con l’uomo, la soluzione non è pensare di allontanare tutti gli esemplari, cacciali, o creare barriere intorno ai centri abitati, ma ridurre le cause che li attirano nei nostri centri, a partire da azioni come la corretta gestione dei rifiuti urbani e il divieto di dare loro da mangiare.
Molto spesso i cassonetti per la raccolta dei rifiuti non sono a prova di animali selvatici, che riescono quindi a prelevarne il contenuto. A volte o in aggiunta a questo, capita anche che gli scarti alimentari vengano abbandonati anche per strada, rendendo ancora più semplice la ricerca di cibo per questi esemplari. Questo è un forte richiamo per le specie che si avvicinano alle aree urbane dalle zone naturali e agricole circostanti. Dar da mangiare agli animali selvatici, invece, è espressamente vietato dalla legge 221/2015 e, in alcune città come Roma, vigono specifiche ordinanze che vietano la distribuzione di alimenti a questi, come ad altri animali (colombi, gabbiani, eccetera).
Domande e risposte
Le città italiane sono sempre più frequentate da specie di fauna selvatica perché c’è meno disponibilità di cibo nei loro habitat naturali?
NO.
La presenza di animali come cinghiali, volpi, lupi, uccelli ecc. nelle città si accresce sia per motivi ecologici in quanto luoghi sicuri dove non si esercita attività venatoria, sia perché si accrescono le aree naturali attorno alle aree urbanizzate a causa dell’abbandono del territorio in conseguenza della diminuzione delle attività agricole e all’avanzare del bosco, ma soprattutto per motivi legati alla inadeguata gestione dei rifiuti: nelle città c’è troppo cibo, facilmente reperibile con alta disponibilità di rifiuti organici e scari alimentari abbandonati. Quando c’è tanta disponibilità di risorse trofiche, gli animali tendono a concentrarsi dove ne trovano di più.
Si può risolvere il problema estendendo la caccia anche nelle città?
NO.
Aprire la caccia nei centri abitati rappresenterebbe un problema più che una soluzione da un lato per motivi legati alla sicurezza, dall’altro per l’inefficacia della misura, dal momento che diversi studi dimostrano come l’espansione di determinate specie di ungulati, come ad esempio i cinghiali, non può essere controllata con i metodi di caccia tradizionali che non hanno alcuna efficacia nel limitarne l’accrescimento delle popolazioni. Il problema va affrontato invece a monte tramite misure di contenimento e di prevenzione, tramite una corretta gestione dei rifiuti e disincentivando la diffusa pratica di dar da mangiare agli animali selvatici, attività peraltro vietata leggi ed ordinanze locali.